opening 26 febbraio 18_22
dal 27 febbraio al 15 marzo 2014
orario apertura: giovedì, venerdì e sabato 15_19
ciao Bartolomeo
ti racconto il mio racconto di via Azzo Gardino e dintorni. che comincia con via del Porto, una via poco distante, accanto all'edificio che ora ospita il MAMbo. lì abitava mia nonna, così via del Porto - dunque quella zona della città - è stata la prima parte di Bologna che ho conosciuto, quando da bambino la famiglia si spostava da ancona a Bologna per incontrare i parenti. mi raccontano che la mia prima visita a Bologna sia stata a pochi mesi di vita, nell'inverno, con la città sommersa dalla neve. ma questo solo per dire che casualmente quella parte della città mi appartiene da sempre. dopo, quindici anni più tardi, quando la famiglia tutta si è trasferita a Bologna, ho frequentato quell'area con l'approccio dell'esploratore urbano. tutta la zona dell'ex Manifattura Tabacchi, Castellaccio, Fabbrica del Ghiaccio, canale, Salara era ancora un'isola dentro la città ricostruita dopo i bombardamenti del '45 (siamo negli anni '80 oramai). dove ora c'è il Parco della Manifattura e il parcheggio c'era ancora un edificio su più piani parte dell'opificio dei tabacchi, in parte crollato. si entrava attraverso un varco nella recinzione nascosto dietro un cartellone pubblicitario. quando nel 1984 alla GAM ci fu la mostra Arte di Frontiera (la mostra ideata da Francesca Alinovi e realizzata dopo la sua morte) giravamo per la città soprattutto con Crash e Daze e quella della ex Manifattura Tabacchi era proprio la nostra zona preferita. poi la trasformazione e l'insediamento della Cineteca, i cui uffici occupano la stecca dell'ex Manifattura Tabacchi che si affaccia su via Riva di Reno, l'addomesticamento di quella nostra foresta urbana che è diventata Parco 11 Settembre, hanno cancellato le tags dai muri. molti anni più tardi i pannelli di recinzione del cantiere di scavo del parcheggio interrato (un cantiere di lunga durata a causa dell'ovvio ritrovamento di strutture idrauliche legate all'antica area portuale) sono stati una palestra per l'esercizio dei giovani graffitisti cittadini. l'altro edificio, quello dove ora ha sede il dipartimento di comunicazione dell'università, era completamente abbandonato, il canale ora tombato correva nascosto fra la vegetazione. lì abitava Galileo, mio cugino, qualche anno più grande di me. il cugino che viaggiava in India, e abitava proprio in quell'edificio, in alcune stanze che si raggiungevano scendendo scalette e percorrendo corridoi. costruiva anche canoe di vetroresina, gli stampi erano appoggiati fuori, su un ballatoio che affacciava sull'acqua del canale, intorno le piante di fico.
E tutto il complesso di edifici che si definisce il Castellaccio, quello in cui è inserito lo spazio di Fabio Farnè, era un insieme di ruderi anneriti dal fuoco su cui spiccava una torre-colombaia, e c'era un parcheggio ricavato nel cortile. insomma da questa descrizione puoi immaginare come quella fosse un'enclave dentro il corpo della città. che poi di quest'area era parte anche l'ex-macello, ora Cinema Lumiére e Università; e l'ex-Forno Comunale, ora MAMbo.
dove ora c' è il cinema e l'Università è stata la sede dei Vigili Urbani e poi la depositeria dei veicoli rimossi. prima del MAMbo quell'edificio era sede di una palestra di pugilato e di uno spazio teatrale e di associazioni politiche; poi la sala prove dell'orchestra del Teatro Comunale. e poi ancora c'è quell'edificio chiuso murato che era la sede del Dopolavoro Manifattura Tabacchi. che è diventato anche osteria. ma c'era anche il cinema Embassy aveva poltrone comodissime e nel '76 era uno degli obiettivi del collettivo Jaquerie o dei nostri cortei spontanei che partivano da Piazza Maggiore e sceglievano obiettivi di autoriduzione per la serata. e poi lo stabile, di proprietà dei Monopoli di Stato, dopo lunghi anni di abbandono fu occupato nel dicembre 2003. dopo solo 23 giorni arrivò lo sgombero e il «trasloco» nella sede di via Paolo Fabbri (il nome è ancora VAG 61 Via Azzo Gardino 61).
Tutta l'area è stata denominata 'Manifattura delle Arti' dall'Amministrazione Comunale, e venduta come modello di valore internazionale.
Bart io poi ho arrestato il flusso di parole, che non fossero troppe. ma se vuoi posso aggiungere. è sempre lì nella 'zona' il Centro Costa, dove abbiamo fatto l'intervento di Fabri durante Artefiera. e quella è un'altra storia, centro anziani centro sociale secondo le definizioni comunale. e la galleria (neon) proprio di là da Porta Lame. e non ho detto del Cassero, la Salara del '700 (magazzino del sale annesso al porto sul Canale Navile che si trovava proprio in quell'area) che era anche quella un edificio abbandonato e assediato dalla boscaglia poi una volta restaurata è stata assegnata all'assessorato alla cultura e sede di mostre di giovani artisti, e non solo (all'interno si trova tuttora un lavoro di Kounellis) fino a che la giunta centro-destra Guazzaloca decise di assegnarla come nuova sede all'Arcigay Cassero che fino a quel momento era al Cassero di Porta Saragozza (luogo tradizionalmente legato alla Madonna di San Luca, che in tempi normali faceva sosta proprio lì nella discesa dal Santuario, ma a causa della presenza del circolo omosessuale non voleva più fermarsi e costringeva i pellegrini a correre oltre per non vedere la vergogna). a Porta Lame ci sono due statue in bronzo di giovani partigiani, opera di Luciano Minguzzi a ricordo della Battaglia di Porta Lame del 7 novembre 1944, uno dei combattimenti più importanti fra formazioni partigiane e nazi-fascisti avvenuti in ambito urbano.
Gino Gianuizzi