a cura di Lelio Aiello

 

E' questa la seconda mostra del progetto espositivo Duetti che ha come finalità quella di presentare e promuovere giovani artisti, fra i più interessanti, provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Bologna, ancora in fase di studio o che abbiano concluso il percorso di studi negli ultimi tre anni. 

dal 28 maggio al 14 giugno 2014

giovedì, venerdì e sabato, dalle 15 alle 19

 

 

“...Tra gli aspetti che costituiscono il fulcro di questo progetto c'è l'intenzione di portare la questione sul piano della relazione a due o ancora meglio del Duetto, consuetudine nell'ambito musicale, dove cantare a due voci è storia saldamente radicata nel passato. Nelle arti visive la sua manifestazione è più recente e risale agli anni ottanta/novanta, anni in cui gli artisti iniziano a collaborare maggiormente. Diciamo subito che i nostri sei giovani artisti si presentano con una piacevole varietà di approcci linguistici e che la relazione a due è richiesta ma lasciata aperta in tutte le sue declinazioni, nel senso che il criterio che abbiamo utilizzato non è quello del brano musicale cantato a due voci, ma semmai quella della relazione tra due opere. Non abbiamo voluto neanche affrontare temi che definissero troppo i confini su cui indagare, se non quelli della propria identità di ricerca, e il bello è che la magnifica accettazione del caso e soprattutto le progressive conversazioni intraprese sul “che fare” hanno prodotto risultati di natura diversa, in cui l'opera dell'uno trova la sua dimensione e il suo significato in funzione dell'altra, la rafforza, vi si contrappone o la completa...”

 

Il secondo duetto, canone a due per motum contrarium, sembra volersi contrapporre alla rarefazione della precedente mostra. Esteban Ayala e Francesco Cossu tendono infatti al riempimento dello spazio. Presentano un’installazione composta da due opere che indagano entrambe la dimensione dell'object trouvé, Esteban ricicla dei rifiuti industriali e li mette in relazione attraverso un meccanismo, Francesco si immerge invece in un flusso di immagini digitali prelevate dalla rete e riprodotte su un monitor. Il primo assembla ironicamente oggetti di scarto e lo fa nella migliore tradizione del nonsense dadaista, una sorta di catena di montaggio monotona e alienante nel suo ritmo, costituita da un microfono, un compressore da frigo e un barile quasi colmo d'olio usato, un meccanismo che produce elegantemente bolle d'aria. Il rimando alla condizione postindustriale è sottinteso, velato, perchè le tracce del passato degli oggetti sono state accuratamente verniciate di nero. Rimane il meccanismo a prendersi il carico evocativo dell'opera e a rimandarne i significati ai nostri sensi, olfatto compreso. Francesco Cossu, che ha un lavoro tentacolare, opera sia nella realtà tangibile, realizzando installazioni, che in quella virtuale pubblicando su un blog e su Facebook. Sul Social Network il suo alter ego è “mammifero mammifero” e lì pubblica con quotidiana ossessività il suo immaginario di mammifero/informatico. Da un po di tempo processa una grande quantità di immagini e video attraverso appositi software, un percorso evolutivo che mette in crisi la definizione originale dell'immagine, fa inceppare il sistema e lo costringe all'errore. Il video che propone in questa occasione rappresenta in qualche modo un archivio isterico e ipnotico del suo lavoro su internet e riflette sull'imprevedibilità e la fallibilità della tecnologia.

Lelio Aiello

 

 

 

con il patrocinio del Comune di Bologna

e dell'Accademia di Belle Arti di Bologna