a cura di Lelio Aiello

 

18/06_5/07

giovedì, venerdì e sabato 17_20 

 

Il terzo ed ultimo appuntamento del ciclo espositivo Duetti mette a confronto il lavoro di due giovani artiste donne , Barbara Baroncini ed Elisa De Nigris. Se fragilità e leggerezza sono i termini con cui identificare il lavoro delle due artiste, la processualità operativa adottata risulta fondamentale per la comprensione delle opere. Nella sua ricerca artistica la Baroncini indaga l'epidermide delle cose realizzando calchi di oggetti ed altri corpi mai fedeli all'originale, preferisce l'errore e l'approssimazione della forma alla rappresentazione fedele del reale. La radice di una pianta infestante estirpata da un giardino per evitarne la riproduzione a dismisura è uno dei soggetti scelti dall'artista. Parte insomma da uno scarto e dalle sue potenzialità formali, realizza il calco, il negativo della radice in silicone morbido, ne risulta un positivo imprevedibile, soggetto a deformazione, all'errore, fino all'estrema ipotesi della sua rottura, del suol disfacimento. La scultura è collocata in alto e sostenuta da un'asta di metallo, che attraversa la diagonale dello spazio della galleria, come a volergli concedere la possibilità di una nuova esistenza. Sul pavimento altri corpi accuratamente numerati e di piccole dimensioni sono il risultato di un gesto ripetitivo di copie mai identiche. Elisa De Nigris utilizza invece esclusivamente la fotografia analogica e riflette concettualmente sull’autorialità dell'opera, spesso si confronta con il lavoro e il vissuto di altri artisti visitando i luoghi in cui hanno vissuto, lo studio, la loro casa, gli oggetti d'arredamento o con luoghi deputati alla conservazione. Sceglie Palazzo Poggi a Bologna per quest'ultimo lavoro perchè interessata a capire, anzi a carpire, la natura dei reperti naturalistici, dei cimeli e dei meccanismi di oggetti, non sempre comprensibili, in quel luogo accumulati. L'approccio dell'artista è evidentemente intimista, basato sull'osservazione contemplativa e silenziosa del luogo, arredato com'è di teche che consentono appunto la sola relazione dello sguardo, tutto è rigorosamente protetto e sotto vetro. Niente di meglio per l'azione passiva del voyeur il cui piacere deriva dal fatto che violano l'intimità dei soggetti che osservano senza alcun bisogno di entrare in diretto contatto con loro. Le immagini fotografiche esposte in galleria sono tutte di piccole dimensioni e invitano allo sguardo intimo e attento, non dichiarano mai fino in fondo ne il luogo ne tantomeno la riconoscibilità del soggetto, sono sospese, atemporali ed evocative perché il luogo che Elisa ci chiede di visitare è il suo sguardo sulle cose.

 

 

 

 

 

 

 

 

Barbara Baroncini

- Numerazione, gesso, diciotto elementi dimensioni variabili, 2014

- Con tutta la cura che ho, gesso e tubo di ferro, 2014

 

 

Elisa De Nigris

 

- Oggetti inanimati,(da Novembre a Maggio, Palazzo Poggi, Bologna) 2014,

fotografia analogica, stampa fine art